Quiete sospesa DOPPIO LINGUAGGIO

“Amici, la bottiglia è il mio kalashnikov”. Così risponde a tutti quelli che gli chiedono di smettere di distruggere la sua salute. Predrag non è un alcolizzato qualsiasi. Lui è un uomo coraggioso, ha combattuto “eroicamente” per una causa “giusta”. Non aveva vinto però, ed è stato condannato ad assistere al proprio funerale. Per questo, beve per dimenticare, cioè per continuare a vivere, anzi a sopravvivere per un po’. Cerca disperatamente quella quiete momentanea, sfuggente e consolatoria nell’ubriachezza.
Predrag è soltanto un sopravissuto o un complice della scandalosa guerra etnica dei fratelli nemici dell’ex Jugoslavia. Non dimentica mai di vestirsi di verde, da militare per intenderci e non da militante ambientalista, perché è convinto che la guerra, la sua guerra, non è terminata. È difficile non dargli ragione: Ahimè! Le guerre, quando iniziano, non finiscono mai.

Ho conosciuto Predrag a Roma alla fine del 1995 e siamo diventati amici in poco tempo. Era riuscito a ottenere l’asilo umanitario, un escamotage per non concedere l’asilo politico, senza trovare però un rifugio o una cura per la  sua memoria sanguinante.
Un giorno mi disse: “Se non bevo, impazzisco. Sono ostaggio di me stesso, prigioniero della mia memoria”. Parla del suo passato di guerriero solo quando è ubriaco. Così spuntano funghi avvelenati: ricordi orribili di stupri e di crimini commessi in nome di una patria immaginaria, di un Dio con la spada e di un futuro senza pace e senza pietà. Tuttavia non riesce a distinguere tra il vincitore e lo sconfitto, tra la vittima e il carnefice, tra il morto e il sopravissuto. Il mio povero amico è un cadavere che cammina!
Predrag soffre sempre dello stesso incubo: è al centro di una cella, seduto di fronte a un uomo armato. Sulle pareti ci sono scritte e numeri sparsi in modo disordinato. L’interrogatorio si fa duro. Gli ordinano di decifrare le frasi caotiche, altrimenti gli sparano in bocca. Lo minacciano. Lui grida e piange, grida e implora, grida e sfugge poi… si sveglia.
La memoria e l’oblio sono come due gemelli siamesi: né con te né senza di te! L’abbraccio mortale è l’unica possibilità per pareggiare i conti con il senso di colpa. È un infinto gioco al massacro. E la quiete per Predrag? È appesa alla fragilità dell’essere.

Amara Lakhous